

Relazioni 47° Palio Settembre 2015
tema: Pane e Parola
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Arriva la primavera
Iniziamo con un paradosso. Ogni anno, a Bellusco, a settembre
arriva la primavera. Un po' fuori stagione ma è così.
Forse i fiori sui carri ci sono perchè arriva la primavera.
Una primavera di creatività di chi pensa ai carri fiorati
biblici, ormai non più icone di scene bibliche ma con anche
il proposito di far riflettere su temi di attualità; non solo il
soggetto, quindi, ma tutto il carro con il suo seguito e i suoi
figuranti, i dettagli. Nulla è lasciato al caso ma pensato e
discusso, sin dal progetto costruito con il contributo di tante
persone.
Una primavera di cura, perchè a nulla varrebbe il pensiero
se non fosse accompagnato dalla cura di chi realizza i carri,
di chi da tempo prima inizia con la costruzione di particolari
che poi si assommano nel carro. E di chi pensa ai figuranti,
alla ricerca di oggetti, ai loro vestiti. Ed ogni anno l'impegno
aumenta, non per stupire ma perchè ormai è consapevolezza
di tutti che la festa è più bella se è più curata.
Una primavera di partecipazione perchè vede un intero
paese che si impegna e la festa non è solo di chi assiste o di chi
partecipa: è una festa di una comunità perchè tutti ne possano
godere, restarne coinvolti e continua a parteciparvi.
Ecco perchè pensiamo, con un po' di orgoglio, che la nostra
festa sia particolare. Perchè porta la primavera a settembre e,
con essa, una nuova stagione di impegno e partecipazione.
E pensiamo anche che la festa sarà più bella se ognuno di voi
ne sarà partecipe come e quanto potrà.
Il Sindaco
Roberto Invernizzi
L'Assessore alla Cultura
Mauro Colombo
Cibo e Parola
Il tema scelto per l’edizione 2015 dei carri biblici fiorati
è “Cibo e Parola”, con esplicito riferimento al tema
proposto dall’Expo.
Si vuole però approfondire come il cibo venga
presentato e vissuto nella Bibbia nelle sue molteplici
accezioni: cibo come bisogno essenziale dell’uomo,
cibo come strumento di condivisione e comunione, senza
dimenticare però che, come ci ricorda il Vangelo di Matteo,
«non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce
dalla bocca di Dio».
Infatti, è la Bibbia stessa a ricordarci il vero impegno
religioso, ossia dividere il pane con l’affamato, da intendersi
sia materialmente, come opera di carità, sia spiritualmente,
come invito a tutti, nessuno escluso, all’Eucaristia.
il carro che apre la sfilata ricorda il martirio di Santa Giustina.
Rioni Cantone - S.Nazzaro
IL BANCHETTO DELLA CONDIVISIONE
A tavola si mangia, si sta insieme, ci si guarda negli occhi: Pane e Cibo diventano Parola
La rappresentazione del carro dei Rioni Cantone e S. Nazzaro ha come elemento
centrale il banchetto. Si vuole esprimere che lo stare a tavola può portare ad
un'esperienza che va ben oltre il consumare del cibo e può diventare un momento
di vera relazione fra i commensali. Lo stesso Gesù, durante la sua vita terrena,
sperimenta più volte questa situazione. Lo stare a tavola è quindi momento di
condivisione sia di cibi ma soprattutto di vita.
Il banchetto realizzato sul carro è rappresentato dalle diverse modalità con
cui differenti culture nel mondo consumano i pasti perché si vuole evidenziare
che la diversità è uno stimolo al confronto e, soprattutto, all'accoglienza.
Proprio per questo una grande porta aperta sovrasta il banchetto ad indicare
che l'invito a sedersi a mensa è rivolto a tutti: non è un momento riservato,
ristretto a pochi intimi selezionati.
Visto in questa prospettiva, si può quindi immaginare che il banchetto
della condivisione per eccellenza è quello a cui Gesù invita tutti gli uomini
per donare loro se stesso, ossia il banchetto eucaristico.
Perciò nella rappresentazione sul carro è presente un legame fra la mensa
degli uomini e i simboli del pane e del vino presenti nell'eucaristia.
Il corteo che segue il carro ha il compito di sottolineare che gli invitati
sono chiamati a loro volta a condividere con altri quello che loro hanno
ricevuto sedendosi al banchetto.
II brano racconta il cammino di due discepoli di Gesù che, pochi giorni
dopo la sua morte, pur avendo camminato con Lui tutto il giorno,
lo riconoscono solo alla sera, nello spezzare del pane.
Il carro raffigura i due discepoli in cammino
con Gesù verso Emmaus. La strada è
simbolo della vita e del cammino di fede;
il percorso, infatti, è composto da gradini
e cambi di direzione: le difficoltà che
possiamo incontrare tutti i giorni.
La strada termina in una struttura a forma di pane spezzato, simbolo della
presenza di Gesù nella nostra vita. Il corteo è composto da persone in
abiti tipici dei popoli del mondo. Portano in mano un pane spezzato,
sul quale compare la parola "Pane" in diverse lingue, per ricordare,
come ha dichiarato Papa Francesco, lo scandalo della fame ancora presente
nel mondo di oggi.
L'esperienza di Emmaus ci insegna che quando, nel nostro cammino, siamo presi
dallo scoraggiamento e dalla tristezza, e la fiducia in Dio viene meno, dobbiamo
riuscire a trovare i segni di Gesù, che è vivo.
L'Eucaristia è il segno rivelatore della presenza di Gesù che si dona nella
comunione della mensa; il Gesù del pane donato a tutti, incontrabile attraverso
la parola, e le cene. Con questi segni, lo scoraggiamento scompare!
Ci si ritrova nella gioia, si capisce che Gesù cammina accanto a noi,
ed è presente nella nostra vita in quel pane spezzato.
II carro propone in chiave contemporanea il brano del Vangelo in cui Cristo,
alla fine dei tempi, giudica gli uomini sull'amore, ossia sulle concrete
opere di carità verso i fratelli nel bisogno: "avevo fame e mi avete dato
da mangiare...."
Di questo passo del Vangelo il carro cerca di cogliere il senso di quel
farsi pane spezzato a cui ci incoraggiano la parola e la vita di Gesù:
al centro della scena c'è un Calice con l'Eucarestia, attraverso la quale
l'uomo può entrare in stretta comunione con Cristo per farsi a sua volta
pane spezzato per i propri fratelli.
Tre scene suggeriscono modi diversi di farsi pane spezzato: in una l'uomo
risponde alla fame materiale del fratello attraverso il pane, in un'altra
offre conforto e assistenza alla fame di affetto e di cure dell'anziano
ammalato ed emarginato, nella terza un catechista offre ai bambini la
Parola di Dio, risposta alla fame spirituale di ogni uomo. Due grandi
vele gonfiate dal vento raffigurano il soffio dello Spirito Santo che si
effonde su tutta la scena, lo Spirito di verità che dimora in voi e sarà
presso di voi (Gv 14,18-19).
Il corteo attualizza le fami che assillano l'uomo moderno: la fame di un futuro
in cui regnino la giustizia e la pace, di una società volta a creare le
condizioni di vita più favorevoli per le giovani generazioni.
Attorno a Gesù c'è troppa folla e gli apostoli propongono di congedarla
perché vada a trovarsi da sola da mangiare. Andare a cercarsi il pane implica
una logica in cui le cose del mondo si devono conquistare, meritare e quindi
commerciare. Quindi, portata alle conseguenze estreme provoca guerre e divisioni.
Ecco dunque la scena di guerra su una collina di rottami e di oggetti
abbandonati, simbolo di tutto quanto genera conflitti, secondo i
quali gli uomini si confrontano, combattono e si uccidono. Nella
moltiplicazione dei pani, Gesù ci invita a condividere un cibo dato
in dono. Sul carro si vede anche una rappresentazione di questo
banchetto, con i personaggi che accompagnano la figura di Gesù e
raffigurano gli apostoli e la moltitudine di gente. Gesù ci dice:
"Date voi stessi da mangiare alla folla". Infatti il cibo avanza
e non va sprecato.
Tocca quindi alla comunità moltiplicare il pane, anzi essere pane,
come lo è Gesù, che siamo chiamati ad imitare, conoscendolo e
ascoltandone le parole. Per questo motivo nella sfilata abbiamo
posto i simboli della rappresentazione dell'Eucaristia: l'ascolto
della Parola e la mensa del pane.
Da qui tutto comincia per diventare pane per gli altri.
«Ora basta, o Signore! Prendi la mia vita perché io non sono meglio dei miei
padri» (1 RE 19,4): ecco ciò che Elia dice poco prima di coricarsi nel deserto
all'ombra di una ginestra, scoraggiato a tal punto da invocare la morte. Elia
siamo noi, nei nostri momenti di sconforto, quando sentiamo gravare sulle
nostre spalle il peso delle responsabilità. Il cespuglio sotto il quale egli
riposa, metaforicamente, diventa simbolo del suo tormento interiore.
Ma ecco che un angelo, inviato da Dio, lo invita a risollevarsi, a mangiare.
Nella rappresentazione, l'angelo non possiede ali. Non è un'entità trascendente,
è il nostro prossimo, che con un semplice gesto ci aiuta a ritrovare le forze
per andare avanti. L'aiuto dato è concreto, è pane ed acqua.
Senza di essi manca la forza per intraprendere il cammino.
Il percorso che attende Elia è aspro, sterile, desertico; la ricompensa, grande.
Elia, infatti, dopo aver viaggiato per quaranta giorni e quaranta notti
incontra Dio, che lo conforta manifestandosi sul Sinai in forma di una
leggerissima brezza (una "voce di un silenzio sottile"), rapresentata a
chiusura della scena. All'interno del corteo spiccano la vedova di Zarepta,
che in precedenza nutrì Elia con l'ultimo pane da lei posseduto e Abdia, che
lo aiutò mettendo a rischio la sua stessa vita.
Il messaggio è un invito alla fede, alla fiducia
nel prossimo ed in se stessi.
Nessuno è solo nel momento del bisogno.