

Programma 44° Palio Settembre 2012
tema: La Famiglia nella Bibbia
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La Famiglia nella Bibbia è il tema generale del Palio di Santa
Giustina 2012 e prende spunto dal VII Incontro mondiale
delle famiglie tenutosi a Milano dal 30 maggio al 3 giugno.
Il meeting, originariamente voluto da Giovanni Paolo II, si svolge a
cadenza triennale e quest'anno ha richiamato oltre 1 milione di
persone per la celebrazione conclusiva presieduta da Papa Benedetto
XVI. L'evento è l'occasione per ripensare al ruolo della
famiglia in una società in continua evoluzione. E la titolazione dell'edizione
2012, La Famiglia: il lavoro e la festa, è estremamente
attuale.
Nel rivolgersi alle famiglie durante l'omelia, il Pontefice ricorda
che "(...) l'uomo, in quanto immagine di Dio, è chiamato anche al
riposo e alla festa. (...) Famiglia, lavoro, festa sono tre doni di Dio,
tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un
armonico equilibrio. (...) Il vostro amore è fecondo per la società,
perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle
virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la
responsabilità, la solidarietà, la cooperazione".
Un richiamo a valori sempre validi nel tempo e nei luoghi, riscontrabili
anche nei passi biblici proposti dai carri per questa edizione
e che descrivono le vicissitudini di famiglie del popolo di Dio.
Le parole del Papa sembrano una fotografia di ciò che ogni anno
avviene durante la preparazione dei carri. Ogni cantiere si trasforma
in luogo di incontro e di solidarietà, dove il lavoro diventa
festa,dove si confrontano le generazioni,dove si mescolano le origini,
dove si costruisce un messaggio per la comunità. Un messaggio
anche di continuità a procedere nonostante le difficoltà, a
impegnarsi per il prossimo, a creare momenti di aggregazione con
un contenuto di spessore e un invito alla riflessione.
La manifestazione dei Carri Biblici Fiorati è il risultato del lavoro
e del desiderio di fare festa e di celebrare la famiglia nella comunità.
il carro che apre la sfilata ricorda il martirio di Santa Giustina.
"Dio creò l'uomo a sua immagine; a
immagine di Dio lo creò; maschio e femmina
li creò" (Gn 1,27).
Dio, il sesto giorno, crea l'uomo quale
ultimo e più elevato atto della creazione
e lo colloca nel giardino dell'Eden affinché
egli lo coltivi e lo custodisca. L'uomo
è però solo, privo di un aiuto che gli sia simile; pertanto Dio plasma
da una costola dell'uomo un aiuto che partecipi della sua
stessa natura umana, che sia carne della sua carne ed osso delle
sue ossa, la donna.
Sul carro sono rappresentati l'uomo e la donna mentre si trovano
a contemplare tutte le meraviglie che il Signore ha creato per
loro nel mondo. Le due figure si ergono in cima ad un pendio, a
simboleggiare la loro condizione privilegiata rispetto al resto del
creato, mentre alle loro spalle brilla la luce di una galassia, richiamo
al mistero della creazione.
Il pendio, sul quale giace un giardino dai tratti orientaleggianti,
richiama i quattro elementi che nelle filosofie antiche sono considerati
come componenti fondamentali di tutto ciò che ci circonda
(terra, aria, acqua e fuoco). Il giardino, che richiede cura e
costante manutenzione, racchiude in sé l'idea dell'operosità
umana. La sua armonia compositiva condensa la bellezza di tutto
il creato e raffigura l'immagine stessa del Creatore, pertanto la
contemplazione del giardino fa scoprire all'uomo parte del mistero
della creazione e lo apre al dialogo verso il Creatore. I due
individui, benché distinti, formano un'unica entità, come unica
risulta la loro origine ed unico il frutto della loro unione, il figlio;
è infatti scritto"[…] l'uomo abbandonerà suo padre e e si unirà a sua moglie e i due saranno
una sola carne" (Gn 2,24). Essi sono
posti sullo stesso livello dal momento
che il rapporto che li unisce, ovvero
l'amore reciproco e la volontà di
donarsi l'uno all'altra, non permette
disparità. La donna raffigurata sul
carro è incinta, madre di tutto il genere umano; infatti l'uomo
e la donna, nucleo primigenio della famiglia, sono stati creati
per essere produttivi e fecondi, per coltivare e custodire il
giardino e per procreare. Specialmente in quest'ultimo atto si
riscoprono immagine e somiglianza di Dio, dal momento che
assieme e con l'infusione dell'alito di vita da parte del Creatore
possono anche loro generare la vita. Il corteo si esprime la
dinamicità dell'immagine di Dio che si afferma con il susseguirsi
delle generazioni e la creazione di nuovi nuclei familiari.
Sfilano persone di differenti etnie a rappresentanza delle svariate
famiglie discendenti dalla stessa famiglia originale, collegati
tra loro da un fascio di luce che indica la continuità dell'atto
creativo.
L'uomo e la donna sono stati generati dall'atto d'amore di Dio,
amore che sta alla base del loro legame coniugale paritario
così come la "reciproca donazione di sé all'altro e di ambedue
ai figli, propria del matrimonio e della famiglia" (Familiaris
Consortio 22). Il frutto concreto del loro amore è il bambino,
il quale riempie e completa l'esperienza della famiglia tenuta a
crescere nel dialogo con se stessa, con la società e con Dio."La
famiglia ha ricevuto da Dio questa missione, di essere la prima
e vitale cellula della società" (Concilio Vaticano II).sua madre
Giuseppe, figlio di Giacobbe e dell'ultima
moglie Rachele, si attira le gelosie
dei fratelli per le attenzioni e i favori che
su di lui concentra l'anziano padre.Non
perde occasione, ingenuamente, di far
notare queste preferenze fino al giorno
in cui i fratelli lo imprigionano in una
cisterna nel deserto e lo vendono ad una carovana di Ismaeliti
diretti in Egitto, facendolo credere morto a Giacobbe. Ma
Giuseppe sa sognare e sa interpretare sogni con l'aiuto di Dio;
inoltre è un uomo giusto capace di imparare l'umiltà dall'esperienza
delle cose della vita e di insegnare l'accoglienza, il rispetto
dell'altro e il perdono. Si guadagna la più alta carica nella gerarchia
della società Egizia (Viceré), seconda solo al Faraone, si sposa con
Asenat una donna Egiziana figlia del gran sacerdote, che lo sostiene
sempre e lo spinge a fare ciò che il cuore gli suggerisce e che
sente giusto.Accoglie in Egitto i suoi fratelli e suo padre, provati
dalla carestia nelle loro terre e dà loro e a tutto il popolo Ebraico
una nuova casa, il cibo e, per la prima volta, il senso di unità del
popolo di Israele.
Giuseppe ed Asenat generano Efraim e Manasse, ma sono anche
simbolicamente i genitori delle 12 tribù di Israele, che in terra
d'Egitto creano la loro unità e il loro legame che si è trasmesso
nei secoli.In chiave Eucaristica,la comunità ancora una volta nasce
attorno al frutto della terra.
Se il chicco di grano non muore, non dà frutto. Dalla "morte" di
Giuseppe nella cisterna si passa alla vita rinnovata per tutto il
popolo di Israele, che mentre ritrova il pane e il sostentamento,
viene riunito e si moltiplica.
Giuseppe con Asenat e i due figli occupa
la scena principale del carro, nelle
sale fastose della dimora del viceré
d'Egitto. Il Sole, simbolo delle divinità
Egiziane si incontra e quasi si fonde con
la stella di Israele, per trasmettere un
messaggio di accoglienza reciproca,
ancora oggi ignorato quando sopravvivono gli estremismi al buon
senso e le grida all'ascolto.
Gli incubi del Faraone (le vacche magre e le spighe secche),
preannuncio della carestia nella lettura di Giuseppe e i simboli dei
sui sogni, ricordano che il buon uso dei doni e dei talenti che ciascuno
di noi riceve, messo in pratica secondo la logica di Dio e
non degli uomini, può costruire qualcosa di grande, che valica i
confini di una famiglia o di una comunità.
La nuova famiglia nata in Egitto non si è chiusa in se stessa ma ha
riabbracciato quella d'origine, rappresentata sul carro da
Giacobbe e Beniamino. La bella tunica, un tempo simbolo della
divisione tra Giuseppe e i suoi fratelli è ora quasi un ponte tra le
due realtà famigliari.
Nel corteo,i fratelli di Giuseppe sono parte della nascente comunità
Ebraica che formerà le dodici tribù, nella abbondanza di una
terra feconda e sicura, che permette il contatto con altre culture
per arricchire e rafforzare i propri valori.
Contadini, sacerdoti e altre famiglie Egiziane trovano posto uno a
fianco dell'altro nella rappresentazione della varietà di cultura e
storia che questa importante figura biblica ha saputo unire attraverso
un percorso di crescita e redenzione che è stato anche del
suo popolo
Rioni Cantone - S.Nazzaro
Noemi, Rut, Booz (Rut 1-2, 3-4)
Una storia d’amore nella storia della salvezza
Una carestia a Betlemme spinge
Elimelech, sua moglie Noemi e i
loro due figli, dalla terra di Giuda al
paese di Moab, abitato dai Moabiti,
popolo ostile agli Israeliti. Elimelech
muore e Noemi resta con i due figli,
i quali sposano due ragazze Moabite,
Orpa e Rut. Successivamente entrambi i figli muoiono
e Noemi resta sola con le due nuore in una terra straniera.
Ma dopo aver sentito che a Betlemme la carestia si era
placata, Noemi decide di fare ritorno alla sua terra.
Inizialmente le due nuore la seguono, poi Orpa ritorna dai
suoi parenti, al contrario di Rut che decide di proseguire
con Noemi nel suo viaggio verso Betlemme. In seguito Rut
su suggerimento di Noemi lavora al servizio di Booz, un
uomo ricco, che poi diventa suo marito e dal quale ha un
figlio, Obed, nonno di Davide,capostipite della genealogia di
Gesù. Pur essendo di origini lontane dal popolo israelita,
Rut con la pietà mostrata verso la suocera e con la sua
dedizione al lavoro alle dipendenze di Booz, entra a far
parte del progetto di Dio per la costituzione della discendenza
di Cristo.
Il carro intende rappresentare il percorso della famiglia di
Noemi, percorso caratterizzato da momenti difficili e situazioni
drammatiche e simboleggiato una scala a spirale posta
al centro del carro; Noemi, Rut e Booz hanno voluto compiere
questo cammino fino in cima riponendo una totale
fiducia in Dio, che guidando le loro azioni, avrebbe concesso
grazie alla loro famiglia La scala segno di fatica quotidiana
può essere più agevolmente affrontata
se, come nella famiglia di Rut, si
rimane uniti e ci si aiuta vicendevolmente.
La spirale, come percorso di
riscoperta personale e di ricerca
mistica, è richiamata nel passo biblico
in cui è narrato il sogno di Giobbe, nel quale essa simboleggia
il ponte tra Dio e l'uomo. Nella parte iniziale della
scala troviamo una famiglia di immigranti dei nostri giorni
che, come la famiglia di Noemi, spera di trovare ospitalità
presso le genti di un'altra civiltà, identificata dai grattacieli
posti intorno al sostegno della scala. Nella parte anteriore
del carro troviamo la città di Betlemme, assediata dalla
carestia, luogo di partenza e di arrivo dell'intero racconto.
Il corteo davanti al carro riporta l'episodio di Booz che
ordina ai suoi mietitori di lasciare delle spighe affinchè Rut
le raccolga, per poter sfamare se stessa e Noemi. I costumi,
rivisitati in chiave moderna, si ispirano alla cultura africana
e che richiama i molti stranieri presenti nel nostro
paese.
Se la vita in famiglia è contrassegnata dall'amore e dalla dolcezza
nei rapporti familiari, unitamente all'accoglienza dell'altro
può trovare, pur affrontando le fatiche quotidiane,
una strada che conduce alla salvezza in Dio.
Si nota, infine, che nel libro di Rut, Dio non è mai nominato
in prima persona perché riconosciuto artefice delle azioni
dell'uomo.
Elkanà ha due mogli: Anna, la prima
moglie, che è sterile, e Penninà che
gli ha dato molti figli. Anna vive la
sua sterilità con avvilimento: nella
mentalità ebraica del suo tempo,
per una donna era un disonore non
avere figli. Per di più Penninà non
perde occasione per infliggerle pesanti umiliazioni facendole
pesare la sua prolificità. Nonostante la sterilità,Anna è la
sposa prediletta tanto che Elkanà cerca di consolarla così:
"Anna, perché piangi? Non sono forse io per te meglio di
dieci figli?".
Un giorno Anna, disperata, entra nel tempio del Signore e
piangendo innalza questa preghiera: "Signore, se darai alla
tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per
tutti i giorni della sua vita". Il sacerdote Eli la guarda da lontano,
ma non capisce che la donna sta pregando, vede solo
muovere le sue labbra e le si rivolge dandole dell'ubriacona.
Chiarito però l'equivoco, la benedice con queste parole:
"Va' in pace e il Dio d'Israele ti conceda quello che gli
hai chiesto".
Questa volta, Anna viene finalmente esaudita e dà alla luce
Samuele. Tornata al tempio del sacerdote Eli, innalza al
Signore un canto di gioia e di ringraziamento in cui riecheggiano
molti passaggi del Magnificat di Maria, la madre di
Gesù.
Molti sono gli spunti di riflessione di questo brano biblico.
Il carro del Rione Bergamo vuole ricordare alla famiglia di
oggi che i figli sono dono di Dio, e che "niente è impossi bile a Dio" come dice l'Angelo a Maria all'Annunciazione.
E la gioia esultante del Magnificat di Anna come del
Magnificat di Maria nasce dal riconoscere "le grandi cose
che ha fatto l'Onnipotente" entrando nella vita di queste
due donne: due donne in festa per il dono della maternità,
dono che sorpassa le aspettative di entrambe, cosicché alla
gratitudine fa subito seguito la lode per l'intervento di Dio
nella loro vita. Perché entrambe credono nei versi del
Salmista: "dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto
del grembo…" (Salmo 127).
Sul carro vengono proposte due scene: il momento della
preghiera di Anna che addolorata piange la sua sterilità
davanti al sacerdote Eli; e il momento della consolazione:
un bambino in mezzo alla coppia Anna-Elkanà a coronare il
loro amore, e che da adulto sarà il grande Samuele.
L'entrare di Dio nella storia degli uomini è raffigurato dalla
mano di Dio che irrompe nelle due scene del carro facendo
sbocciare una cascata di fiori in mezzo alle aride rocce,
così come è capace di far generare la vita allo sterile grembo
di Anna.
Il corteo si rivolge all'uomo di oggi che, grazie alle conquiste
medico-scientifiche, si sente padrone della vita tanto da
poterne decidere l'interruzione oppure la generazione a
tutti i costi, senza alcuna restrizione morale.
Il corteo propone allo spettatore modelli di famiglia aperti
alla vita, amanti della
A Ninive vive Tobi, un israelita deportato,
uomo giusto e buono, che dopo aver
compiuto un'opera pia diventa cieco.
A Ecbatana Sara, figlia di un suo parente,
vede morire successivamente sette
mariti la sera stessa delle nozze, a causa
del demonio Asmodeo.Tobi e Sara anelano
la morte ma si volgono al Signore.
Ecco: Egli li ascolta. Il libro racconta come Dio interviene mandando
sui passi di Tobia, figlio di Tobi, l'angelo Raffaele che lo condurrà
a sposare Sara e a trovare il rimedio per la cecità di Tobi, utilizzando
con audacia le parti di un pesce catturato proprio mentre insidia
alla sua persona.
Il racconto ha momenti di grande elevazione verso il Signore e
narra della fede vissuta non solo in prima persona.
Il carro celebra il momento dell'incontro tra gli innamorati Tobia e
Sara.Attraverso la preghiera, la parola di Dio, l'esempio dato dalla
guida Tobi e l'aiuto dell'angelo Raffaele, Tobia troverà il modo di
sconfiggere i demoni che perseguitano la sua amata. La figura di
Tobi, guida morale per il protagonista, è evocata attraverso il contrasto
tra buio e luce: il buio della sua cecità è il buio della condizione
di Sara, la luce che alla fine ritroverà (guarendo dalla cecità) è
la luce che i due innamorati, finalmente sposi, potranno scegliere
come meta del loro cammino di coppia.
Il carro è diviso in una parte nera, la dimora di Sara, e una bianca, la
strada che punta in altro, direzione verso cui Tobia invita la sua futura
sposa.A dividere i due ambiti due grandi tele,simbolo dell'Angelo
ma anche del Libro (la parola di Dio) che sono il tramite attraverso
il quale gli innamorati troveranno la luce. Su questi teli verranno
proiettate immagini evocative della parola di Dio e della preghiera.
Nel corteo il dualismo buio-luce si esprime con il coraggio dei
due amati per affrontare i pregiudizi calato nella realtà di oggi.
Il nero simboleggia la situazione di buio in cui si trova Sara desidera
ardentemente l'amore ma nello stesso tempo lo teme a tal
punto da non riuscire a creare un rapporto stabile con nessun
uomo. La fede, invece di aiutarla, la blocca con un moralismo sterile.
Lei stessa afferma di "non aver mai desiderato un uomo" e
di "essersi conservata pura da ogni voglia" (Tb 3,14). Nella sua
preghiera,però, lascia aperta la porta alla speranza:"Signore, se tu
non vuoi che io muoia, guardami e abbi misericordia!". In fondo,
chiede soltanto che Dio ponga fine alla sua sofferenza.
Tobia cammina nella luce accompagnato dall'angelo Raffaele, invitato
dal padre a mettersi in viaggio per recuperare un tesoro. Il
tesoro, difficile da raggiungere, rappresenta innanzi tutto la capacità
di divenire coscienti, di raggiungere l'autonomia. Il vero tesoro,
per Tobia,è Sara,l'unione tra i due,la nuova famiglia che si crea.
La storia insegna il modo discreto, saggio e indiretto con cui un
"angelo di Dio" sa dare appoggio e consiglio al percorso della
nostra vita. Dio, che pure non appare mai direttamente sulla
scena, non manca di soccorrere subito chi confida in lui. Infatti,
solo la preghiera e l'affidamento a Dio possono aiutare le famiglie
a trovare la forza per superare i momenti di difficoltà e le giovani
coppie a prepararsi al sacramento del matrimonio e a una vita
cristiana in famiglia. L'amore tra Sara e Tobia è il segno di un volere
di Dio. Il loro totale affidamento a Lui, anche quando le difficoltà
della vita sembrano essere insormontabili e ostili, fa di loro
un esempio per tutte le coppie di sposi. Sara e Tobia sono l'immagine
di quella coppia che non esclude Dio dalla propria vita,
anzi ne fanno il centro perfetto perché solo con Lui e attraverso
di Lui la grazia e l'amore possono sovrabbondare